Il Giappone Rifiuta la Richiesta della Corea del Sud di Includere il Termine 'Forzato' nelle Mostre della Miniera di Sado

Il Giappone rifiuta ancora una volta di ammettere i crimini del proprio passato coloniale e imperialista. 

Giappone Rifiuta la Richiesta della Corea del Sud di Includere il Termine 'Forzato' nelle Mostre della Miniera di Sado

Recentemente, la Corea del Sud ha proposto al Giappone di includere il termine "forzato" nelle mostre museali relative al complesso minerario di Sado, legato al lavoro forzato dei coreani durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa richiesta è stata formulata come precondizione per il consenso di Seoul all'iscrizione del sito nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. Tuttavia, il Giappone ha rifiutato tale richiesta, come riportato dal ministero degli Esteri sudcoreano.
 

Le Richieste di Seoul


Il ministero degli Esteri sudcoreano ha specificato che durante le negoziazioni con il Giappone, è stato richiesto di includere documenti storici e testi espositivi che contenessero il termine "forzato" riferito come detto ai lavori forzati. La proposta è stata respinta dal Giappone, anche se entrambe le nazioni avevano precedentemente raggiunto un accordo sull'installazione delle mostre nel museo storico vicino al sito della miniera di Sado. Questo accordo era una condizione per l'inclusione del sito nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, ottenuta a fine luglio.
 

La Reazione del Governo Sudcoreano


Il governo sudcoreano ha ricevuto critiche per la mancanza di descrizioni nelle mostre del museo riguardanti il lavoro forzato dei coreani nelle miniere di Sado durante la dominazione coloniale giapponese. Nonostante ciò, i funzionari di Seoul hanno sostenuto che l'accordo con il Giappone includeva la promessa di riflettere più accuratamente la storia completa del sito, in linea con gli impegni presi nel 2015 per un altro sito di lavoro forzato, l'Isola di Hashima.
 

Le Critiche e le Richieste di Trasparenza


Critici hanno accusato il ministero degli Esteri sudcoreano di non aver garantito che il Giappone rappresentasse adeguatamente la natura coercitiva del lavoro forzato nelle miniere di Sado. Di fronte alle crescenti critiche, il ministero ha confermato la richiesta di includere il termine "forzato" nelle negoziazioni, ma ha mantenuto la decisione di non rivelare ulteriori dettagli delle trattative con il Giappone.

In risposta, Woo Won-shik, Presidente dell'Assemblea Nazionale, ha chiesto maggiore trasparenza, esprimendo che il governo ha preso una "decisione molto sbagliata". Il portavoce del ministero degli Esteri, Lee Jae-woong, ha dichiarato che il ministero esaminerà attentamente la dichiarazione di Woo e fornirà ulteriori spiegazioni all'Assemblea.




La vicenda evidenzia le tensioni persistenti tra Corea del Sud e Giappone riguardo alla rappresentazione storica del lavoro forzato durante la Seconda Guerra Mondiale. Mentre il sito della miniera di Sado è stato ufficialmente riconosciuto come Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, la questione dell'inclusione della verità storica completa rimane irrisolta, sollevando importanti questioni di memoria storica e riconciliazione tra le due nazioni.

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