ANDONG – Nella provincia del Gyeongsang settentrionale, immersa tra montagne nebbiose e fiumi sinuosi, si trova una città che custodisce gelosamente uno dei segreti più preziosi della cultura coreana: l’arte antica della distillazione del soju. Andong non è solo una destinazione turistica rinomata per i suoi villaggi tradizionali e templi millenari, ma rappresenta il cuore pulsante della produzione artigianale di quello che molti considerano il “vero” soju coreano.
La storia del soju affonda le radici nel XIII secolo, durante la dinastia Goryeo, quando i mongoli Yuan introdussero nella penisola coreana la tecnica di distillazione dell’arak, appresa dai persiani durante le loro invasioni del Levante. Non è un caso che nelle aree circostanti l’antica capitale Kaesong, il soju sia ancora chiamato “arak-ju”, testimonianza vivente di queste origini mediorientali.
Ma è ad Andong che questa antica arte ha trovato la sua espressione più autentica e duratura. Qui, le tecniche tradizionali sono state tramandate di generazione in generazione, sopravvivendo alle dominazioni straniere, alle guerre e ai cambiamenti sociali che hanno trasformato la Corea nel corso dei secoli.
Il soju tradizionale ha attraversato periodi difficili, soprattutto durante l’occupazione giapponese e negli anni del dopoguerra. Dal 1965 al 1991, la scarsità di riso costrinse il governo coreano a vietare la distillazione tradizionale dai cereali fermentati, favorendo la produzione industriale di soju a base di etanolo diluito con acqua e aromi artificiali.
Tuttavia, nel 1988, con l’avvento delle Olimpiadi di Seoul, il governo coreano decise di rivalutare il soju tradizionale, dando particolare supporto alle distillerie di Andong, dove le tradizioni avevano resistito anche durante l’occupazione giapponese. Questa decisione si rivelò provvidenziale per la conservazione di un patrimonio culturale altrimenti destinato alla scomparsa.
Oggi, Andong si trova al centro di una vera e proprio rinascita del soju tradizionale. Distillerie come Andong Soju, insieme ad altri produttori premium come Hwayo, Samhae e Sulsangsan, producono bottiglie secondo metodi antichi, invecchiando il distillato in ceramica e utilizzando solo riso fermentato naturalmente.
Questi soju artigianali rappresentano l’antitesi del prodotto industriale che domina il mercato di massa. Mentre una bottiglia di soju commerciale costa pochi euro, i soju premium possono raggiungere i 40.000 won (circa 30 euro) a bottiglia, regalando però un’esperienza sensoriale completamente diversa.
Visitare Andong significa immergersi in un’atmosfera dove il tempo sembra essersi fermato. La città, con i suoi oltre 2000 anni di storia, viene spesso definita la capitale culturale spirituale della Corea. Qui, tra i vicoli dell’Andong Hahoe Folk Village, patrimonio UNESCO, e lungo le rive del fiume Nakdong, è possibile scoprire le piccole distillerie che continuano a produrre soju seguendo ricette segrete tramandate oralmente.
L’esperienza di degustazione in una distilleria tradizionale di Andong è qualcosa che va ben oltre il semplice assaggio di un alcolico. È un viaggio nel tempo, un’immersione in sapori che raccontano storie di resistenza culturale, di orgoglio nazionale e di dedizione artigianale.
Attualmente sono registrate circa millecinquecento distillerie artigianali in tutta la Corea del Sud, molte delle quali si ispirano al modello di Andong per recuperare e modernizzare le tecniche tradizionali. Questo movimento rappresenta una risposta culturale alla standardizzazione industriale, un ritorno alle radici che risponde alla crescente domanda di autenticità da parte dei consumatori, sia coreani che internazionali.
La città di Andong, con le sue distillerie centenarie, continua a essere il faro di questa rinascita. Qui, ogni bottiglia racconta una storia che inizia nel XIII secolo e arriva fino ai giorni nostri, portando con sé il sapore autentico di una Corea che non vuole dimenticare le proprie origini.
Per chi desidera comprendere davvero la cultura coreana, un viaggio ad Andong rappresenta un’esperienza imprescindibile. Perché dietro ogni sorso di vero soju tradizionale si nasconde l’anima di un popolo che ha saputo preservare la propria identità attraverso i secoli, una goccia alla volta.
Geonbae! Come dicono i coreani: “alla salute”!
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