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Studenti e Attivismo Politico in Corea del Sud: Le Regole Restrittive delle Scuole Superiori

StaffStaffcultura e societàistruzionenewsnews corea04/01/202557 Visualizzazioni

Restrizioni Politiche nelle Scuole Coreane

In Corea del Sud, molte scuole superiori impongono restrizioni controverse alla partecipazione politica degli studenti. Nonostante i giovani possano unirsi a partiti politici dai 16 anni e votare dai 18, alcune istituzioni educative applicano regole che limitano questi diritti, suscitando polemiche a livello nazionale.

Secondo un’indagine condotta dal quotidiano Kyunghyang Shinmun, il 18,6% delle scuole superiori nelle regioni di Gyeongsangbuk-do, Daegu e Chungcheongbuk-do ha regolamenti che disciplinano o vietano la partecipazione politica degli studenti. Alcuni istituti utilizzano termini generici come “forze impure” per giustificare sanzioni, che includono persino l’espulsione.

Esempi di Regolamenti Restrittivi

Ecco alcuni esempi delle regole imposte in diverse scuole coreane:

  • Seongui Girls’ High School (Gimcheon): espulsione per partecipazione a “forze impure” o attività politiche.
  • Pohang Je-cheol High School: penalizzazioni per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate dalla scuola.
  • Youngnam Sahmyook High School: espulsione per attività politiche o comportamenti di gruppo contrari alla “natura studentesca”.
  • Geumo High School e Yale High School: i membri del consiglio studentesco devono ottenere il consenso della scuola per aderire a organizzazioni politiche.

Questi regolamenti si estendono anche ai club scolastici e alle attività extra-curriculari, limitando ulteriormente la libertà degli studenti.

Diritti Politici e Conflitti con le Regole Scolastiche

Dal 2020, i coreani maggiorenni hanno diritto al voto e dal 2022 i sedicenni possono unirsi a partiti politici. Tuttavia, molte scuole superiori continuano a imporre regole che limitano queste libertà, creando un conflitto tra il sistema educativo tradizionale e i diritti civili dei giovani.

Nonostante alcune scuole abbiano annunciato l’intenzione di rivedere le proprie regole, il dibattito resta acceso. La questione riflette una tensione più ampia: come bilanciare il bisogno di disciplina educativa con il rispetto dei diritti fondamentali.

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