SEOUL, 3 Giugno 2025 | lacorea.it – Un’ondata di cambiamento ha travolto la Corea del Sud, culminando con l’elezione di Lee Jae-myung a presidente. L’ex avvocato per i diritti umani, figura di spicco del Partito Democratico (centrosinistra), ha sbaragliato il rivale conservatore Kim Moon-soo del Partito del Potere Popolare, segnando un netto ritorno dei progressisti alla guida del paese. Con un’affluenza alle urne che ha toccato un impressionante 77,8%, il dato più alto dal 1997, i cittadini sudcoreani hanno espresso chiaramente la loro volontà di voltare pagina.
“Accetto con umiltà la scelta del popolo. Le mie congratulazioni al presidente eletto Lee Jae-myung,” ha dichiarato Kim da Seoul, riconoscendo la sconfitta e il trionfo del suo avversario.
Questa vittoria non è solo un semplice avvicendamento alla presidenza. Essa preannuncia una fase di auspicabile stabilità dopo mesi di profonda incertezza politica, culminata con la destituzione di Yoon Suk-yeol lo scorso dicembre. Grazie al controllo dell’Assemblea Nazionale già detenuto dal Partito Democratico, la presidenza di Lee si prospetta solida, con una base legislativa che potrebbe facilitare l’attuazione delle sue politiche.
La storia personale di Lee Jae-myung, 61 anni, è ben lontana dagli schemi tradizionali della politica sudcoreana. Cresciuto in una famiglia operaia, la sua infanzia è stata segnata dal lavoro precoce in fabbrica, dove un incidente gli ha causato un’invalidità. Nonostante le difficoltà, Lee è riuscito a laurearsi in legge, diventando un avvocato impegnato nella difesa dei più deboli. Il suo percorso, culminato con la sopravvivenza a un accoltellamento lo scorso anno, è diventato il fulcro della sua campagna, una “favola sociale” che ha risuonato profondamente con l’elettorato.
La sua agenda politica riflette queste radici. Lee ha promesso di affrontare con decisione le disuguaglianze sociali, di calmierare i prezzi delle case e di rafforzare il sistema di welfare, con un’attenzione particolare rivolta ai giovani, duramente colpiti da disoccupazione e precarietà. Sul fronte economico, la sua visione è audace: intende proiettare la Corea del Sud tra i primi tre paesi al mondo nel campo dell’intelligenza artificiale. Tra le sue proposte più innovative vi è anche il progetto di trasferire la capitale amministrativa da Seoul a Sejong, per decongestionare la metropoli e stimolare lo sviluppo delle regioni centrali: “Il mio obiettivo è fare di Sejong la capitale amministrativa di fatto e di Daejeon un polo scientifico di riferimento globale,” ha affermato Lee.
In politica estera, Lee Jae-myung propone un approccio pragmatico, pur mantenendo salda l’alleanza con gli Stati Uniti. Tuttavia, ha espresso il desiderio di una maggiore autonomia, manifestando preoccupazione per un eventuale ritorno di politiche “America First” che potrebbero tradursi in maggiori pressioni su Seoul per spese militari o dazi commerciali. In tali scenari, Lee ha suggerito una possibile riduzione delle importazioni di armi dagli USA.
Per quanto riguarda il delicato dossier della Corea del Nord, Lee favorisce un riavvicinamento graduale, basato sul dialogo e la cooperazione economica, in contrasto con l’approccio “big deal” precedentemente proposto da Trump. Privilegia negoziati passo dopo passo con meccanismi di verifica e ha manifestato timore per un possibile “Korea passing”, ovvero l’esclusione di Seoul dai colloqui tra Washington e Pyongyang.
Nonostante il successo elettorale, il percorso di Lee è tutt’altro che privo di ostacoli. Le ombre giudiziarie continuano a seguirlo: è coinvolto in diverse inchieste per corruzione e abuso di potere, da lui definite “politicamente motivate”. Recenti sviluppi, come l’annullamento da parte della Corte Suprema di una sua precedente assoluzione per violazione della legge elettorale, aprono la strada a un nuovo processo che potrebbe persino mettere a rischio la sua eleggibilità alla fine del mandato.
La vittoria di Lee Jae-myung si inserisce in un momento di profonde trasformazioni per la Corea del Sud. Essa rappresenta non solo un cambio di leadership, ma anche una risposta decisa della società a una crisi istituzionale che ha implicazioni ben oltre i confini nazionali, influenzando le relazioni con la Corea del Nord, la competizione tecnologica con la Cina e la ridefinizione dei rapporti strategici con Washington. La “favola” di Lee è iniziata, ma le sfide che attendono il nuovo presidente sono immense e definiranno il futuro del paese.