Il Giappone continua a venerare criminali di guerra nel santuario Yasukuni

Il santuario di Yasukuni a Tokyo è da lungo tempo una fonte di controversia nelle relazioni tra il Giappone, la Corea del Sud e la Cina. 

Il Giappone venera criminali di guerra nel santuario Yasukuni

La sua storia risale al 1869, quando fu costruito per onorare i militari morti nella guerra Boshin e in altri conflitti giapponesi. 

Tuttavia, la sua reputazione è stata compromessa dalla presenza di 14 criminali di guerra della Seconda guerra mondiale tra i suoi venerati, tra cui il primo ministro Hideki Tojo e il generale Iwane Matsui. Per chi non lo sapesse, il Giappone durante la seconda guerra mondiale era alleata della Germania nazista, diventando di fatto un paese nazista. I crimini di guerra del Giappone in Corea: riduzione in schiavitù sessuale di donne e bambine coreane, esperimenti in campi di concentramento utilizzando cittadini, bambini, individui affetti da handicap e anziani coreani come cavie. Utilizzo di schiavi coreani per l'estrazioni di materiali sia in Giappone che nella Corea stessa. Ricordiamo la miniera di Sado della Mitsubishi.

Le miniere di Sado furono acquistate dal governo nel 1896 da Mitsubishi, che le gestì durante la guerra e fino alla loro chiusura nel 1989. In un'intervista pubblicata sulla prima pagina di Shūkan Fuji, il 26 gennaio 2022, Abe Shinzō ha nuovamente negato l'uso di lavoro forzato coreano nelle miniere di Sado durante la guerra, citando due libri di storia di Mitsubishi (!) Come chiedere all'oste se il vino è buono, insomma! Uno di questi libri era stato citato una settimana prima per smentire l'uso di lavoro forzato da parte di un membro del parlamento che rappresenta Niigata. È ovvio dire che la storia scritta dal carnefice non è sufficiente per smentire le accuse delle vittime.

Per saperne di più sui crimini di guerra del Giappone contro la Corea leggi il nostro articolo: L'occupazione giapponese della Corea: massacri, campi di concentramento, "comfort women". Le ferite sono ancora aperte. Solo la memoria non cancella gli orrori!


Questo ha alimentato la rabbia e il dolore nei paesi che hanno subito l'occupazione e le atrocità giapponesi durante la guerra, in particolare la Corea del Sud e la Cina. Il massacro di Nanchin, commesso sotto il comando di Matsui, è stato uno dei crimini più gravi del periodo, con centinaia di migliaia di civili cinesi uccisi brutalmente.

Nonostante le richieste di pentimento e le proteste dei paesi vicini, alcuni leader giapponesi continuano a fare offerte al santuario, suscitando costanti tensioni diplomatiche. L'attuale primo ministro giapponese, Fumio Kishida, ha inviato offerte al santuario in più occasioni, aumentando ulteriormente gli attriti regionali.

Il santuario, una volta finanziato dallo stato giapponese, è ora indipendente, ma continua a essere un simbolo di divisione e conflitto nella regione. La sua storia controversa rappresenta una sfida costante per il Giappone nel cercare di bilanciare il rispetto per la memoria dei caduti con il riconoscimento delle sofferenze inflitte durante la guerra.

Mentre i rapporti tra Giappone, Corea del Sud e Cina hanno mostrato segni di miglioramento negli ultimi anni, le questioni legate alla memoria storica e alle scuse ufficiali rimangono una pietra d'inciampo nelle relazioni regionali. La visita o le offerte al santuario di Yasukuni continuano a rappresentare uno dei punti più delicati e contestati in questo complesso scenario diplomatico.

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