Cho viveva in una stanza di soli 6,6 metri quadrati, senza finestre e con pareti sottili, in un edificio fatiscente. Il goshiwon offre sistemazioni economiche, di solito tra i 3 e i 6 metri quadrati, per coloro che non possono permettersi alloggi tradizionali. Tuttavia, nel corso degli anni, questi spazi angusti hanno attirato non solo studenti, ma anche disoccupati e lavoratori temporanei.
L’incendio ha colpito goshiwon frequentato principalmente da persone anziane, disoccupate e che a malapena interagivano tra loro. Le strutture sono popolari tra i lavoratori a basso reddito, con tariffe mensili tra i 200.000 e i 300.000 won, molto più economiche rispetto agli appartamenti monolocali. La mancanza di depositi elevati e altre spese ha reso i goshiwon una scelta accessibile.
Nonostante il loro scopo iniziale come luoghi di studio intensivo, i goshiwon sono ora abitati anche da lavoratori giovani che non possono permettersi affitti tradizionali. Gli esperti sottolineano la necessità di politiche governative a lungo termine per garantire spazi vitali adeguati per i lavoratori a basso reddito.
Inoltre, la sicurezza è una preoccupazione, con alcune strutture che non rispettano le normative di sicurezza e sono trascurate dagli ispettori. L’indagine sull’incendio ha rivelato che nel goshiwon di Jongno mancavano i sistemi antincendio automatici (getti d’acqua che si attivano automaticamente in caso di fumo e/o fiamme). L’incidente mette in luce la vulnerabilità di chi vive in condizioni precarie e la necessità di un intervento governativo per garantire standard di vita minimi.
Per approfondire: Affittare casa in Corea del Sud con il sistema Jeonse: di cosa si tratta?